A causa del ritardo o delle troppo intense piogge monsoniche, quest’anno l’India prevede uno scarso raccolto del riso. Per questo motivo, il 20 luglio, allo scopo di stabilizzare i prezzi già da tempo in rialzo all’interno del Paese, il governo ha deciso di vietare l’esportazione di alcune varietà di riso. La decisione è dovuta soprattutto a una motivazione di politica interna: raccogliere il favore delle tante persone povere che incideranno sull’esito delle prossime elezioni del 2024.
I prezzi del riso continuano ad aumentare
Il riso è l’alimento base di oltre tre miliardi di persone. Nel 2022 l’India ha esportato – in particolare nei paesi africani, come il Benin, il Senegal, la Costa d‘Avorio e il Togo, ma anche negli stati confinanti, come la Cina, il Bangladesh o il Nepal – più di dieci milioni di tonnellate delle varietà di riso interessate dal divieto di esportazione. Per le popolazioni più povere di questi Paesi, che a causa del mutamento climatico e dell’attacco all’Ucraina da parte della Russia sono già costrette a confrontarsi con gli alti prezzi degli alimenti di base, la situazione ora diventa ancora più precaria.
Il Nepal, ad esempio, è il secondo importatore di queste varietà di riso indiano dopo il Benin e quest’anno sta soffrendo anche per la mancanza di raccolti a causa della scarsità di precipitazioni, tanto che i prezzi del riso sono già aumentati per questo motivo.
Nasce la speranza
«Vi sono però segnali che indicano che il Nepal sarà in grado di garantire almeno una parte delle esportazioni abituali per quest’anno attraverso negoziati con l’India», afferma Samrat Katwal, che coordina i progetti alimentari di Azione Quaresimale in Nepal. C’è quindi la speranza che il divieto di esportazione non aggravi troppo la situazione.
Tuttavia, riuscire a nutrirsi rimane difficile per molte persone in condizioni di povertà. «Con l’aumento dei prezzi, devono indebitarsi ulteriormente, aumentando così la loro dipendenza. Questo sostiene le strutture di potere esistenti che intrappolano i più deboli in un circolo vizioso di povertà».
L‘agroecologia fa parte della soluzione
Un aiuto arriva, tra le altre cose, dalla conversione dell’agricoltura in base ai principi dell‘agroecologia, progetto che Azione Quaresimale sostiene in Nepal, Senegal e in altri Paesi. Si tratta di un’agricoltura adeguata alla situazione locale ed ecologica, in grado anche di favorire la resilienza nei confronti delle conseguenze del riscaldamento globale. «Gli elementi di risposta a questi tempi difficili si trovano nelle pratiche dell’agricoltura tradizionale», afferma Samrat Katwal. «Nella saggezza degli antenati esiste un grande potenziale per affrontare i problemi odierni».
Per maggiori informazioni sull‘agroecologia: Scienza e movimento sociale – Azione Quaresimale