Conferenza stampa del 2 novembre 2020

Gli iniziativisti hanno presentato oggi i loro argomenti a Berna

02.11.2020

Gli iniziativisti hanno presentato oggi i loro argomenti a Berna.

L’Iniziativa chiede un’ovvietà: multinazionali con sede in Svizzera devono rispettare i diritti umani e gli standard ambientali internazionali anche all’estero. Se non lo fanno, devono rispondere dei danni causati.

Nella città peruviana di Cerro de Pasco, l’acqua, il suolo e l’aria sono avvelenati. Glencore, il gigante delle materie prime con sede a Zugo, controlla la società mineraria Volcan, che è uno dei maggiori produttori mondiali di zinco, piombo e argento. Nel 2019, la fondazione “Climate Crime Analysis Center” ha indagato per conto del Fondo statale norvegese la situazione in loco utilizzando analisi dei capelli e immagini satellitari, giungendo alla conclusione che la contaminazione da metalli pesanti della miniera è responsabile dei massicci danni alla salute della popolazione e dell’estremo inquinamento ambientale. Inoltre, gli scienziati sono stati in grado di dimostrare che l’esposizione al piombo tra i bambini è ulteriormente peggiorata da quando Glencore ha rilevato la miniera.

Questo esempio è rappresentativo delle ricorrenti violazioni dei diritti umani e dei problemi ambientali causati da alcune multinazionali con sede in Svizzera. L’Iniziativa per multinazionali responsabili obbligherebbe Glencore ad agire contro l’inquinamento e le persone di Cerro de Pasco che hanno subito un danno potrebbero chiedere un risarcimento qui in Svizzera.

Un’ovvietà al servizio delle persone in loco

Dick Marty, co-presidente del comitato d’Iniziativa, spiega: “La nostra Iniziativa chiede un’ovvietà. È un principio centrale della nostra società e del nostro Stato di diritto che ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni. E che chiunque causi danni deve risponderne”.

Le organizzazioni non governative che lavorano con partner nei paesi in via di sviluppo conoscono le conseguenze distruttive delle attività di alcune multinazionali. Chantal Peyer, membro del comitato d’associazione dell’Iniziativa ed esperta di diritti umani ed economia a “Pane per tutti”, ha appreso degli effetti delle miniere di cobalto di Glencore nella Repubblica Democratica del Congo: fiumi inquinati, intere regioni distrutte, persone ferite. Peyer sottolinea: “Nei Paesi con strutture statali deboli, le persone che cercano di difendersi localmente sono spesso minacciate e il sistema giudiziario è corrotto. È quindi fondamentale che le persone danneggiate possano chiedere un risarcimento qui in Svizzera”.

Pragmatica ed efficace

Daniel Jositsch, Consigliere agli Stati per il PS e professore di diritto, ha accompagnato i lavori parlamentari sull’Iniziativa in qualità di membro della Commissione degli affari giuridici. È convinto che l’Iniziativa sia pragmatica: “Con questa Iniziativa andiamo a colpire proprio quelle poche multinazionali che attualmente non rispettano i diritti umani e gli standard ambientali. E questo andrà a vantaggio di tutte le aziende svizzere, che oggi si trovano in una situazione di svantaggio competitivo perché operano in maniera rispettosa”.

Ampio sostegno

Oltre a 130 organizzazioni della società civile, 300 imprenditori, le chiese e migliaia di volontari in oltre 400 comitati locali, c’è pure un importante comitato dei partiti borghesi che sostiene l’Iniziativa per multinazionali responsabili. Gli esponenti principali di questo comitato appartengono al PPD, il che si riflette anche nelle raccomandazioni di voto dei partiti cantonali: in Turgovia, Berna e Ginevra il PPD ha recentemente deciso di sostenere l’Iniziativa. Non si dice sorpreso Dominique de Buman, che è stato membro del Consiglio nazionale per il PPD di Friburgo per molti anni: “Per me e per la maggior parte della nostra base, questa Iniziativa ruota attorno al nucleo dei nostri valori: la dignità umana. È chiaro che le multinazionali non possono più guardare dall’altra parte quando intere zone di terreno sono avvelenate o i minori sono costretti a fare i lavori pericolosi”.

Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane i promotori intensificheranno ancora una volta i loro sforzi per diffondere il più possibile le loro argomentazioni. Migliaia di sostenitori hanno ordinato oltre 800’000 cartoline per informare la propria cerchia di conoscenze. Ove possibile, i comitati locali realizzeranno campagne di volantinaggi con concetti di protezione e un giornale di voto potrebbe essere finanziato attraverso il crowdfunding. Dick Marty si dice ottimista: “Sono ottimista sul fatto che riusciremo a mostrare alle persone le false informazioni fornite dal Consigliere federale e dagli oppositori. Perché è chiaro che se la vita delle persone in Nigeria o in Perù vale quanto quelle delle persone in Svizzera, allora bisogna sostenere l’Iniziativa votando SÌ”.

Qui trovate il contenuto della conferenza stampa con i discorsi e l’elenco dei sostenitori (in francese e in tedesco).

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