«Prima coltivavamo solo mais e fagioli e durante i periodi di siccità avevamo poco o nulla da mangiare», racconta Phylis Mumbi Kamau, che da diversi anni lavora nel progetto di Caritas Nyahururu, un’organizzazione partner di Azione Quaresimale. Vive insieme al marito e ai quattro figli nel villaggio di Mithuri, nella contea di Laikipia, sull’altopiano del Kenya. Le notti sono fredde e la terra è considerata fertile. Ma siccome le conseguenze del cambiamento climatico sono sempre più marcate, le stagioni delle piogge a volte vengono a mancare o durano solo per un breve periodo. Per gli abitanti della regione intorno a Nyahururu, che si sono specializzati nell’agricoltura e nell’allevamento di bestiame, si tratta di una situazione drammatica. I mutamenti ambientali, infatti, uniti allo sfruttamento eccessivo dei pascoli e alla deforestazione diffusa, stanno portando a un aumento della siccità. Le conseguenze sono la perdita dei raccolti e la mancanza di foraggio per il bestiame. La dipendenza da costose sementi ibride e fertilizzanti artificiali, nonché lo strozzinaggio, portano rapidamente le contadine e i contadini a indebitarsi. Tuttavia, l’organizzazione partner di Azione Quaresimale affronta le cause dei problemi dalla base. Pertanto, in una prima fase, le persone vengono incoraggiate a riunirsi in gruppi, così da
poter affrontare insieme le difficoltà.
Anche Phylis Mumbi Kamau si è organizzata in tal senso. «Faccio parte del gruppo giovanile Mithuri. Ognuna di noi cura il proprio campo dove si coltiva un’ampia varietà di piante. Coltiviamo e scambiamo piantine, qualche volta ci vengono anche fornite».
Diversità su terreni sani
Le animatrici e gli animatori locali insegnano alle persone a proteggere il suolo e i metodi di coltivazione secondo i principi dell’agroecologia. Grazie al controllo dell’erosione, ai terreni più
sani e agli alberi da frutto e da coltivazione piantati, il suolo può immagazzinare meglio l’acqua piovana, diventa più fertile e le piantine crescono meglio. Lavorando insieme nei campi, la gente
può condividere le proprie conoscenze. Phylis coltiva manghi, frutti della passione, verze, zucche, patate dolci e manioca. Anche il figlio maggiore Joseph aiuta regolarmente. Si è specializzato nell’innesto di piante. In questo modo, gli alberi da frutto possono continuare a crescere nonostante l’aumento della siccità. A Joseph piace l’agricoltura, ma lui aspira a diventare ingegnere. «Perché», come lui stesso afferma, «gli ingegneri di solito creano le cose da zero. È un lavoro simile a quello che facciamo qui sul campo».
Abbastanza soldi per le rette scolastiche
Le giornate della madre contadina sono dure. Alle 5.45 si alza, recita la preghiera del mattino e poi accende il fuoco per preparare il tè per tutta la famiglia. Quando i figli hanno finito di fare colazione, i tre più grandi vanno a scuola, mentre il più piccolo resta a casa con i genitori o con i nonni che vivono nelle vicinanze. Poi Phylis spazza la casa, dà da mangiare alle galline, munge le mucche e le porta al pascolo. Dopodiché si reca nei campi con il marito. «Sono felice di vedere che tutto quello che ho piantato sta crescendo. Mi piace stare sul campo».
Il lavoro nel progetto ha cambiato la vita di tutta la famiglia Kamau. «Mai nella mia vita avrei pensato di piantare alberi da frutto. Ma ci sono riuscita grazie al sostegno delle coordinatrici e dei coordinatori e insieme al mio gruppo. Ormai non compero più frutta perché la raccolgo nel mio campo e la do da mangiare ai miei figli. Ho addirittura così tante eccedenze che le distribuisco ad alcuni dei miei vicini che non partecipano al programma. Per eliminare i parassiti non uso più fertilizzanti chimici, bensì prodotti naturali. Questo ha migliorato la qualità del cibo che mangiamo e ha ridotto drasticamente le malattie che avevamo in passato. Inoltre, raccolgo così tanta frutta che posso anche venderla al mercato. Con i soldi guadagnati riesco a pagare le rette scolastiche dei miei figli e ad acquistare anche alcuni oggetti necessari per la casa. Le mie spese per il cibo sono diminuite perché la maggior parte dei prodotti alimentari proviene dal mio orto».