Berna/Lugano, 6 marzo 2017 – In Indonesia i produttori di olio di palma sono sempre più bersagliati dalle critiche a causa del mancato rispetto dei diritti umani e delle leggi in vigore. Essi godono tuttavia dei servizi di banche e istituti finanziari svizzeri. Pane per tutti e Azione Quaresimale chiedono che questi ultimi si assumano le proprie responsabilità e rispettino le norme internazionali. Con la Campagna ecumenica 2017 le nostre organizzazioni di cooperazione allo sviluppo sottolineano come la terra sia fonte di vita, non di profitto.
Creare piantagioni di palme da olio può avere un forte impatto a livello ambientale e sociale: ne sanno qualcosa le banche e gli istituti finanziari svizzeri. «Le monocolture di palme da olio distruggono il suolo, richiedono tutte le fonti idriche disponibili e minacciano l’esistenza delle popolazioni indigene e delle comunità autoctone» afferma Kartini Samon, ospite indonesiana della Campagna ecumenica 2017.
Le palme da olio sono un affare allettante, anche perché il bisogno di capitali da investire è enorme. Per evitare di finanziare progetti che violano i diritti umani o gli standard ambientali, le banche svizzere riconoscono regole internazionali e i principi emanati dall’ONU. Ad esempio il Credit Suisse, ha adottato sulla carta direttive interne per evitare le ricadute negative che questo tipo di attività potrebbe avere.
Guardando però da vicino la situazione nella provincia del Kalimantan occidentale (in Indonesia), si costata come «le imprese creano le loro piantagioni senza l’approvazione da parte degli abitanti delle aree interessate e senza neppure coinvolgerli nel processo decisionale. Ciò è contrario ai diritti umani ̶ dichiara Miges Baumann, responsabile Politica di sviluppo presso Pane per tutti ̶ . Si piantano palme da olio perfino nelle torbiere, nelle zone paludose e sui pendii, benché questo sia vietato».
Anche banche svizzere implicate in queste attività controverse
Il commercio di olio di palma prospera. Negli ultimi anni solo nel Kalimantan decine di migliaia di chilometri quadrati di foresta tropicale, che servivano al sostentamento delle popolazioni locali, sono stati disboscati per far spazio a piantagioni. Spesso le multinazionali attive nello sfruttamento delle palme da olio fanno ricorso a banche svizzere per ottenere i capitali necessari alle loro operazioni. L’organizzazione olandese Profundo ha analizzato i legami che uniscono 11 banche e gestori di capitali a 20 fra le più importanti multinazionali del settore, che gestiscono piantagioni o commerciano olio di palma in Indonesia e in Malesia, fra il 2009 e agosto 2016.
Una volta avviate delle piantagioni, queste multinazionali violano regolarmente i diritti umani e gli standard vincolanti di protezione dell’ambiente fissati a livello internazionale.
Le ricerche condotte da Walhi, una ONG partner di Pane per tutti in Indonesia, dimostrano le violazioni commesse da Bumitama e IOI Corporation, due imprese per le quali banche svizzere hanno piazzato azioni e obbligazioni, a cui hanno concesso crediti o operazioni alle quale hanno partecipato finanziariamente. Con 901 milioni di dollari, il Credit Suisse risulta la banca maggiormente implicata nel periodo preso in considerazione, ma a fine agosto 2016 la banca J. Safra Sarasin possedeva anch’essa delle azioni d’IOI di un valore pari a 266 milioni di dollari nei suoi libri contabili. Recentemente Bumitama e IOI sono state aspramente criticate a causa del loro mancato rispetto dei diritti umani e delle norme ambientali in vigore.
Le banche devono rispettare la legge e le loro proprie direttive
Le piantagioni di palme da olio, come le miniere e l’industria del legno necessitano di vaste superfici. Questi settori sono conosciuti dalle banche per le loro violazioni in materia di diritti umani e di norme ambientali. Per questa ragione esse si sono dotate di proprie direttive. «Queste precisazioni e questi strumenti d’aiuto alla presa di decisione nella messa in atto delle norme internazionali hanno però scarsa utilità se le banche non si assicurano che i loro clienti le rispettino» costata Miges Baumann. «È quanto emerge dal nostro confronto fra le direttive del Credit Suisse e le costatazioni fatte in loco nelle piantagioni nel Kalimantan occidentale, la cui casa madre della società ha beneficiato dei servizi forniti da questa grande banca svizzera» aggiunge poi.
Azione Quaresimale e Pane per tutti esigono dunque dalle banche e dagli istituti finanziari svizzeri che si assumano le proprie responsabilità quando finanziano simili progetti e che pretendano il rispetto del diritto internazionale in ogni loro attività. Come ricorda Matthias Dörnenburg, membro di direzione e direttore ad interim di Azione Quaresimale, «la perdita della terra va di pari passo con la scomparsa di conoscenze tradizionali, della biodiversità e delle origini. Una volta distrutte le nostre terre, perdiamo irrimediabilmente risorse e, letteralmente la terra ci sfugge da sotto i piedi». Nell’ambito della Campagna ecumenica 2017 e del suo slogan “Terra fonte di vita, non di profitto”, numerose parrocchie e comunità partecipano all’azione “Terra fonte di vita” che prevede l’allestimento di aiuole rialzate in cui coltivare fiori e piante, creando così metri quadrati di terra da contrapporre simbolicamente ai chilometri quadrati accaparrati dagli investitori e invasi dalle monocolture ovunque nel mondo.