Da oggi la Svizzera vive, in termini di giustizia climatica, a spese degli altri. La quota di emissioni di CO2 che la Svizzera può emettere nel rispetto del limite di 1.5 gradi è stata raggiunta. Azione Quaresimale, HEKS/EPER e Essere Solidali hanno quindi richiesto obiettivi climatici ambiziosi in una conferenza stampa a Berna. Sono necessarie misure concrete ed efficaci per garantire che la Svizzera raggiunga l’obiettivo del saldo netto pari a zero entro il 2040. Solo così si può raggiungere la giustizia climatica e rafforzare le persone che subiscono maggiormente gli effetti del riscaldamento globale.
Per limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi, come previsto dall’Accordo di Parigi, la Svizzera ha fissato come obiettivo il saldo netto pari a zero entro il 2050. In termini di giustizia climatica già oggi abbiamo raggiunto la nostra quota di emissioni di CO2. A questa conclusione è giunta una discussione sulla giustizia climatica da parte di esperti in etica di istituzioni ecclesiastiche, basandosi sui dati scientifici del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). A partire da oggi, la Svizzera non dovrebbe quindi più emettere CO2, ma continua a farlo, a spese di altri. «Ora è il momento di agire in modo coerente e ambizioso. La Svizzera deve dare il suo contributo per una maggiore giustizia climatica», ha affermato Judith Macchi, responsabile del tema clima e ambiente per HEKS/EPER, durante la conferenza stampa a Berna.
Sforzi per maggiore giustizia climatica
In una lettera aperta (in tedesco e in francese) le organizzazioni di cooperazione internazionale chiedono al Consiglio federale e al Parlamento di fissare obiettivi climatici più ambiziosi. «Chiediamo un cambiamento coerente rispetto ai combustibili fossili», ha spiegato Stefan Salzmann, responsabile della politica climatica ed energetica di Azione Quaresimale. «L’obiettivo del saldo netto pari a zero deve essere raggiunto entro il 2040, non entro il 2050 come attualmente previsto, seguendo un percorso di riduzione almeno lineare. I contributi per finanziare la riduzione delle emissioni e gli adattamenti in altri paesi dovrebbero essere inoltre aumentati». Nell’ambito della Campagna ecumenica, le organizzazioni di cooperazione internazionale hanno quindi lanciato una petizione che può essere firmata tramite cartoline indirizzate alla Consigliera federale Sommaruga, in cui si chiede al Consiglio federale e al Parlamento di perseguire una politica climatica coraggiosa e lungimirante e di assumersi le proprie responsabilità per la giustizia climatica.
Sguardi dal Sud
Ogni decimo di grado in più di riscaldamento globale porta a condizioni meteorologiche estreme più frequenti, che le persone nei Paesi di progetto delle tre organizzazioni di cooperazione internazionale devono affrontare più spesso. La siccità in Madagascar ha portato alla carestia, i tifoni nelle Filippine hanno causato devastazione e povertà, le inondazioni in Colombia hanno privato le persone coinvolte della speranza di un futuro migliore. Le conseguenze del cambiamento climatico sono visibili e i paesi ricchi come la Svizzera hanno la responsabilità di agire. Da un lato, perché contribuiscono significativamente di più al riscaldamento globale rispetto alle popolazioni del Sud globale, che ne sono maggiormente coinvolte, dall’altro, perché hanno le risorse necessarie per farlo, a differenza delle regioni più povere. L’ultimo rapporto dell’IPCC sottolinea la minaccia del cambiamento climatico per l’umanità e la Terra: se non si intraprendono presto azioni decisive, «la finestra per un futuro sicuro, vivibile e sostenibile si chiuderà per tutti».