Protesta a Ginevra

No all’UPOV e alla privatizzazione delle sementi

08.12.2021

Protesta a Ginevra: no all’UPOV e alla privatizzazione delle sementi

Ginevra, 8 dicembre 2021 – 60 anni bastano! Mercoledì, a Ginevra, nove organizzazioni svizzere hanno inscenato una protesta per chiedere l’abolizione dell’Unione internazionale per la protezione delle varietà vegetali (UPOV). Così facendo, si oppongono alla monopolizzazione delle sementi e alla minaccia alla sovranità alimentare promossa dall’UPOV. Sono quasi 300 le organizzazioni e le reti che sostengono l’appello a livello mondiale.

Per celebrare il 60° anniversario dell’Unione, gli attivisti delle nove organizzazioni di sviluppo, contadine e di difesa dei diritti umani* si sono travestiti da colture alimentari e si sono incatenati davanti alla sede dell’UPOV a Ginevra. L’azione simboleggiava la situazione dei contadini che non possono più utilizzare liberamente le sementi a causa delle leggi sulla protezione delle varietà vegetali dell’UPOV. Eppure è proprio questo libero uso il pilastro centrale della sovranità alimentare e della realizzazione del diritto all’alimentazione, nonché un contributo importante alla conservazione dell’agrobiodiversità.

L’UPOV è stata creata nel 1961 da alcuni paesi europei per permettere ai selezionatori di piante di far valere diritti di proprietà intellettuale sulle sementi, simili a quelli sui brevetti. Da allora, le regole sono state inasprite diverse volte. L’attuale atto del 1991 (UPOV 91) proibisce ai contadini di conservare, riprodurre, riutilizzare, scambiare o vendere liberamente le sementi coperte dai diritti di varietà vegetali.

Questa restrizione è in contraddizione con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei piccoli contadini (UNDROP) e con il Trattato internazionale sulle sementi della FAO, in cui proprio queste attività sono sancite come diritti dei contadini. Perché solo se possono disporre liberamente delle sementi potranno continuare a svolgere i loro compiti per l’approvvigionamento alimentare di una gran parte della popolazione mondiale, così come per la conservazione e l’ulteriore sviluppo delle sementi in futuro.

Pressione sul Sud

 Negli ultimi decenni, la pressione crescente dei paesi industrializzati ha portato anche i paesi in via di sviluppo ad adottare le norme UPOV. Affinché un numero ancora maggiore di paesi si sottometta alle regole dell’UPOV 91, l’industria delle sementi, la segreteria dell’UPOV e in particolare vari paesi industrializzati continuano a fare pressione sui paesi del Sud affinché adattino la loro legislazione e limitino i diritti dei contadini.

Anche la Svizzera svolge un ruolo poco glorioso al riguardo, volendo obbligare i paesi partner ad aderire all’UPOV o ad adottare le sue linee guida negli accordi di libero scambio dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA). Paradossalmente, i membri dell’EFTA Svizzera, Norvegia e Liechtenstein hanno scelto di non conformarsi ai requisiti UPOV 91 nelle loro leggi nazionali. Richiedere ai paesi in via di sviluppo di adottare leggi che essi stessi considerano inadeguate è ipocrita e ingiusto.

Invece dei diritti sulle varietà vegetali secondo l’UPOV, le ONG chiedono leggi che promuovano, piuttosto che limitare, il libero scambio e il riutilizzo delle sementi. Solo in questo modo la diversità delle sementi può essere preservata e utilizzata in modo sostenibile. E solo con un’agricoltura diversificata si possono superare sfide che minacciano la sicurezza alimentare, come il cambiamento climatico.

*L’azione è stata sostenuta da Alliance Sud, Pane per tutti, Sacrificio Quaresimale, FIAN, ACES, Public Eye, Swissaid, Uniterre e APBREBES.

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