Repubblica Democratica del Congo

Le origini della crisi

02.05.2024

Dall’inizio degli scontri nel 1996, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) hanno perso la vita circa sei milioni di persone. All’origine del conflitto ancora in corso c’è il genocidio avvenuto nel vicino Ruanda nel 1994, ma oggi le tensioni sono alimentate soprattutto da interessi economici e da un insufficiente impegno da parte della comunità internazionale.  .

Testo: Ralf Kaminski, redattore presso Azione Quaresimale

Presto saranno 30 anni che nella parte est della Repubblica Democratica del Congo (RD del Congo) diversi gruppi armati si scontrano per ragioni di varia natura. Le conseguenze sono: circa sei milioni di morti e oltre 6,5 milioni di profughi all’interno del Paese, mezzo milione solo nel 2023. Un quarto della popolazione, che conta circa 100 milioni di persone, soffre di fame e denutrizione.  

Le cause attuali della crisi sono molteplici. «Il Congo orientale è ricco di numerosi minerali importanti per l’economia che suscitano brame dall’esterno», spiega Germain Nyembo, coordinatore di Azione Quaresimale che lavora inoltre da diversi anni a progetti di pace nell’est del Paese. «La situazione è aggravata da malgoverno, corruzione istituzionalizzata, diverse discriminazioni, violenza e mancanza di un dialogo aperto con Paesi vicini, che si appropriano delle risorse del nostro Paese e sostengono gruppi armati.» 

Centinaia di migliaia di sfollati vivono in tendopoli nel capoluogo della provincia di Goma.

Rivalità tra Hutu e Tutsi 

Le radici storiche della crisi affondano nelle rivalità tra le etnie Hutu e Tutsi, che nel 1994 sfociarono nel genocidio del Ruanda (Paese con cui la RD del Congo confina ad est), durante il quale gli estremisti Hutu massacrarono in tre mesi oltre 800’000 Tutsi e Hutu moderati. Quasi due milioni di Hutu varcarono il confine per rifugiarsi nella Repubblica dello Zaire (come si chiamava allora la RD del Congo) insediandosi nei campi profughi del Nord e Sud Kivu.

Così il conflitto in Ruanda si estese nel Paese vicino, causando due grandi guerre nelle quali alcuni paesi confinanti sostennero la RD del Congo e altri il nuovo governo ruandese del presidente Paul Kagame. Quest’ultimo affermava che il suo Paese continuava ad essere minacciato dalle milizie Hutu nella parte orientale del Congo.

Sebbene la seconda guerra del Congo si fosse conclusa nel 2002 con un accordo di pace, la parte est del Paese restava instabile. Presto emersero nuovi gruppi di ribelli, di cui il più noto l’M23, composto principalmente da persone di etnia Tutsi e giunto ad acquisire importanza politica a partire dal 2012. Poiché secondo alcune analisi dell’ONU, l’M23 è sostenuto dal governo ruandese, le relazioni tra i due Paesi restano difficili ancora oggi.

Brama di materie prime 

A questa complicata situazione politica si sono aggiunti interessi economici che dagli anni 2000 hanno assunto sempre maggiore importanza inasprendo la crisi. Il sottosuolo della RD del Congo custodisce le più grandi riserve mondiali di terre e metalli rari indispensabili per la produzione di smartphone, computer e auto elettriche come il cobalto, il coltan, il rame, l’uranio o lo zinco. Queste preziose risorse naturali si trovano in gran parte nella parte orientale del Paese. E ai diversi gruppi di interesse locali che vogliono approfittare di queste ricchezze, si sommano anche interessi commerciali internazionali. .

All’inizio le miniere erano soprattutto di proprietà americana, mentre oggi sono controllate principalmente da aziende cinesi. Ma anche l’azienda svizzera Glencore gestisce ancora due grandi miniere. L’esercito congolese è già intervenuto più volte per proteggere gli interessi commerciali cinesi e a sua volta la Cina aiuta il governo a combattere i gruppi di ribelli locali con droni e altre armi. Inoltre sono state avanzate accuse di corruzione, ad esempio in merito ad asserite tangenti pagate dalle aziende cinesi al governo di Kabila per accaparrarsi diritti minerari in Congo.

A fine 2021, il conflitto con il Ruanda è divampato nuovamente quando il gruppo M23 dopo alcuni anni di pace ha conquistato il controllo di ampie parti del Nord Kivu, secondo il governo congolese e l’ONU con il sostegno finanziario e logistico del Ruanda. A sua volta il governo di quest’ultimo accusa la RD del Congo di tornare a rafforzare gli Hutu estremisti. Allo stesso tempo il Ruanda e altri paesi confinanti, che sostengono milizie in Congo, detengono partecipazioni finanziarie nelle miniere del Paese.  

Germain Nyembo: «Troviamo che sia molto ingiusto!»

La RD del Congo è ricca di materie prime preziose come il cobalto e lo zinco, necessari per la transizione energetica.

Cosa fa la comunità internazionale? 

Attualmente anche lo Stato Islamico si è insinuato nella parte orientale del Congo e finora tutti i tentativi di portare i gruppi rivali a un cessate il fuoco permanente sono falliti. Germain Nyembo spera tuttavia in un miglioramento della situazione. «Sono in corso sforzi diplomatici a livello regionale e internazionale per risolvere la crisi. A tal fine sarebbe fondamentale instaurare un dialogo onesto con il Ruanda e l’Uganda coinvolgendo anche la comunità internazionale.» Tuttavia l’attenzione di quest’ultima è assorbita da altre crisi, come la guerra in Ucraina e in Medio Oriente.

«Troviamo che sia molto ingiusto», dice Germain. «Mentre tutto il mondo condanna l’attacco russo all’Ucraina, nessuno sembra interessarsi dei numerosi morti, profughi e donne violentate nel Congo orientale. Forse valgono due pesi e due misure?» Germain teme persino un complotto per dividere il Paese: parti della comunità internazionale ne beneficerebbero, tra cui anche gruppi di società multinazionali che operano a partire dal Ruanda e dell’Uganda.

«Ma soprattutto manca la volontà politica dei governanti», nota Germain. «Tutti attuano regimi antidemocratici e bramano il potere e i guadagni derivanti dalle risorse naturali del Congo. Al contrario dovrebbero promuovere il dialogo e la convivenza pacifica tra i nostri Paesi. Una maggiore solidarietà internazionale sarebbe enormemente utile, poiché soltanto una soluzione politica può portare a una pace duratura.»

Scopra l’impatto della crisi nella R.D. del Congo.

Azione Quaresimale collabora con organizzazioni partner locali nella R.D. del Congo per ridurre la fame a lungo termine. I nostri progetti innovativi garantiscono l’alimentazione di 16’000 congolesi.  Volete fare una donazione per aiutarci a raggiungere ancora più persone in RDC?

Germain Nyembo, coordinatore locale di Azione Quaresimale nella RD del Congo, auspica una maggiore solidarietà internazionale.

Questo sito utilizza cookie che ne garantiscono il corretto funzionamento. Ci aiutano ad analizzare gli interessi delle e dei nostri utenti. In questo modo ottimizziamo i nostri contenuti e le sue possibilità di fare una donazione. I dati raccolti non sono utilizzati né da noi né dai nostri partner per identificarla o contattarla. Per saperne di più