L’estrazione di materie prime porta spesso all’inquinamento delle acque, come nel caso della città mineraria congolese di Kolwezi.
Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), molte aziende internazionali sfruttano materie prime preziose come rame e cobalto, risorse molto richieste a livello globale per promuovere la transizione energetica.
Sebbene queste attività generino posti di lavoro, i salari restano bassi e le condizioni di lavoro sono spesso disumane e pericolose. Nel frattempo, le multinazionali e un’élite locale corrotta si spartiscono i profitti. Per le comunità che vivono vicino alle miniere, le conseguenze sono disastrose: fiumi avvelenati, terreni agricoli resi sterili e malattie. Molte famiglie sono costrette a lasciare le loro case e terre man mano che le miniere si espandono.
Le organizzazioni partner di Azione Quaresimale aiutano le popolazioni locali a difendere i loro diritti. Sensibilizzano anche le autorità locali e le multinazionali sull’importanza di un utilizzo più responsabile delle risorse. Tuttavia, senza regole vincolanti per i gruppi internazionali, questi sforzi rimangono insufficienti.
Garantire una protezione universale dei diritti umani e dell’ambiente
Azione Quaresimale sostiene quindi la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili, la cui raccolta firme è iniziata questa settimana. L’iniziativa chiede che le grandi aziende (con un fatturato superiore a 450 milioni di franchi) rispettino i diritti umani e le norme ambientali lungo tutte le loro catene di approvvigionamento internazionali. Dovranno inoltre adottare misure basate su una valutazione dei rischi e rispondere dei danni causati da loro stesse o dalle loro filiali all’estero. Ad esempio, potrebbero essere obbligate a risarcire i contadini per campi avvelenati nella RDC. Un organismo di vigilanza in Svizzera sarà incaricato di effettuare controlli casuali e potrà imporre multe in caso di violazione.
L’iniziativa si ispira strettamente alla nuova legge sulla catena di approvvigionamento che l’Unione Europea (UE) ha introdotto nel 2024. Riprende così un argomento avanzato dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter (PLR) durante la campagna referendaria sulla prima iniziativa per la responsabilità delle multinazionali del 2020, che era fallita di poco a causa della mancata maggioranza dei cantoni. All’epoca, la signora Keller-Sutter aveva avvertito del rischio di intraprendere un “cammino in solitaria” e aveva promesso che la Svizzera avrebbe adeguato la propria legislazione a quella dell’UE se fossero state adottate regole più severe.
Tuttavia, sebbene l’UE abbia adottato norme più rigorose, il Consiglio federale non sembra avere fretta di mantenere questa promessa. Una lentezza che rischia di prolungare l’assenza di un quadro giuridico adeguato e una forma di isolamento altrettanto problematica.
Le grandi aziende svizzere dovrebbero assumersi la responsabilità della tutela dei diritti umani, proprio come le aziende dell’UE.
Diritti umani in primo piano: la Svizzera non può più aspettare!
Questa seconda iniziativa per multinazionali responsabili mira ad accelerare il processo e a fare pressione sulle autorità svizzere. L’urgenza è ancora maggiore poiché il diritto internazionale obbliga gli Stati a proteggere i diritti umani, in particolare adottando leggi che regolano le imprese. Finora, la strategia del governo svizzero, che si basa sul volontariato delle multinazionali, ha mostrato i suoi limiti: si moltiplicano gli scandali di violazioni dei diritti umani che coinvolgono imprese svizzere. Senza controlli né sanzioni, non ci saranno progressi significativi nella protezione dei diritti umani nel settore economico.
La nuova iniziativa invita la Confederazione e il parlamento a adottare un approccio ambizioso e ad allineare rapidamente la legislazione svizzera alle nuove norme europee. In caso contrario, sarà nuovamente il popolo a dover decidere. Per darci una mano.