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Kolwezi, Repubblica Democratica del Congo

Nella RDC ci sono numerose miniere di rame con enormi aree minerarie.

Fonte: Meinrad Schade

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7.01.2025

Svizzera, Garantire i diritti umani

Secondo tentativo per multinazionali responsabili

Questa settimana è stata lanciata una nuova iniziativa sulla responsabilità delle multinazionali, ispirata alla severa legge dell’UE sulla catena di approvvigionamento. Azione Quaresimale fa parte del comitato promotore e sostiene la raccolta di firme. Siamo impegnati in questa causa perché in molti Paesi in cui operiamo, la popolazione subisce direttamente le conseguenze delle pratiche irresponsabili delle multinazionali.

Autore

Ralf Kaminski, redattore

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Garantire una protezione universale dei diritti umani e dellambiente

Azione Quaresimale sostiene quindi la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili, la cui raccolta firme è iniziata questa settimana. L’iniziativa chiede che le grandi aziende (con un fatturato superiore a 450 milioni di franchi) rispettino i diritti umani e le norme ambientali lungo tutte le loro catene di approvvigionamento internazionali. Dovranno inoltre adottare misure basate su una valutazione dei rischi e rispondere dei danni causati da loro stesse o dalle loro filiali all’estero. Ad esempio, potrebbero essere obbligate a risarcire i contadini per campi avvelenati nella RDC. Un organismo di vigilanza in Svizzera sarà incaricato di effettuare controlli casuali e potrà imporre multe in caso di violazione. 

L’iniziativa si ispira strettamente alla nuova legge sulla catena di approvvigionamento che l’Unione Europea (UE) ha introdotto nel 2024. Riprende così un argomento avanzato dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter (PLR) durante la campagna referendaria sulla prima iniziativa per la responsabilità delle multinazionali del 2020, che era fallita di poco a causa della mancata maggioranza dei cantoni. All’epoca, la signora Keller-Sutter aveva avvertito del rischio di intraprendere un “cammino in solitaria” e aveva promesso che la Svizzera avrebbe adeguato la propria legislazione a quella dell’UE se fossero state adottate regole più severe. 

Tuttavia, sebbene l’UE abbia adottato norme più rigorose, il Consiglio federale non sembra avere fretta di mantenere questa promessa. Una lentezza che rischia di prolungare l’assenza di un quadro giuridico adeguato e una forma di isolamento altrettanto problematica.

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