
Alcune componenti della rete di donne mentre preparano il soumbala, una spezia tradizionale dell’Africa occidentale.
Da diversi anni, il Burkina Faso affronta un’insicurezza crescente a causa dei conflitti armati e dell’instabilità in varie regioni del Paese. Questa situazione ha causato lo sfollamento forzato di oltre due milioni di persone, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). Dietro questi numeri, ci sono volti, storie, famiglie spezzate e comunità sradicate.
Aiuti d’emergenza e formazione
Una di queste sfollate è Yelkouni Clarisse, 61 anni, ristoratrice e vedova, che racconta: «Nel 2022, abbiamo dovuto lasciare il nostro villaggio a causa dell’insicurezza e ci siamo ritrovati a Dédougou. Lo sfollamento è stato uno shock per molte di noi, causando paura, angoscia e scoraggiamento.»
Al loro arrivo a Dédougou, Clarisse e il suo gruppo di donne trovano un aiuto prezioso grazie ad ASAMA, partner locale di Azione Quaresimale. Ricevono kit d’emergenza (cibo, vestiti, utensili), ma anche supporto psicologico. «ASAMA ha avviato una formazione sulla gestione dello stress per aiutarci a ritrovare la serenità», spiega Clarisse.
Dal sapone al soumbala: competenze per rialzarsi
Questo primo passo apre la strada a un sostegno più strutturato. Lontana dal limitarsi all’assistenza umanitaria temporanea, ASAMA punta all’autonomia duratura delle donne. Grazie alle formazioni ricevute, le donne del gruppo imparano a produrre il soumbala, una spezia tradizionale dell’Africa occidentale, nonché sapone liquido e solido, e ricevono i kit necessari per avviare le proprie attività generatrici di reddito.
«Se riusciamo ad applicare tutto ciò che abbiamo imparato, è perché abbiamo capito la filosofia del nostro partner. Se invece avessimo ricevuto solo generi alimentari o denaro, oggi non saremmo in grado di sviluppare attività generatrici di reddito», confida Clarisse. Oggi queste donne non sono solo più autonome, ma hanno saputo trasformare l’avversità in forza collettiva.»

La rete d’azione conta attualmente 1’500 donne, quindi ci vuole un po’ di spazio per riuscire a riunirle tutte.
Rimettere radici, insieme
L’esperienza dello sfollamento ha creato tra loro un legame di solidarietà che va oltre il semplice istinto di sopravvivenza. Hanno istituito un fondo di autofinanziamento, alimentato da una quota mensile versata da ciascun membro. La “calebasse de solidarité” (calebasse della solidarietà, dal nome della zucca che svuotata ed essiccata dà il nome al recipiente così ricavato), un approccio introdotto da Azione Quaresimale in tutti i suoi progetti, permette non solo di finanziare iniziative e rispondere a situazioni d’emergenza, ma anche di coprire i bisogni primari. «La calebasse ci aiuta anche a far fronte alle esigenze delle nostre famiglie come la salute, l’alimentazione e la scolarizzazione dei bambini», spiega Clarisse con orgoglio.
Tra le loro attività, le campagne di riforestazione sono diventate un forte simbolo del loro impegno: proteggere l’ambiente ma anche rimettere radici, in senso letterale e simbolico, in una terra d’accoglienza. «Gli alberi ci offrono ombra dove possiamo riposarci, soprattutto durante i periodi di caldo estremo», dice, evocando anche il loro valore comunitario.
Là dove manca la pace, fiorisce la solidarietà
Oggi, la loro rete conta circa 1500 membri e collabora con le autorità locali. Il loro ostacolo più grande resta la mancanza di una sede propria, ma il loro impegno non vacilla. Al di là dei progetti e delle formazioni, ciò che unisce queste donne è un profondo desiderio di pace. «Il nostro più grande desiderio è il ritorno della pace nel nostro Paese, così da poter svolgere le nostre attività in serenità.»
Tutti questi progressi – lo sviluppo di attività generatrici di reddito, la solidarietà finanziaria, le azioni comunitarie – contribuiscono a rafforzare durevolmente la sicurezza alimentare delle famiglie sfollate. Permettono di affrontare meglio gli shock, soddisfare i bisogni essenziali e ricostruire una certa stabilità, passo dopo passo.