Comunicato stampa

Sfide e opportunità delle energie rinnovabili per la popolazione indigena

08.11.2021

«Energia per cosa? Energia per chi?»

Sono state queste le domande su cui si è focalizzata la discussione durante l’evento organizzato da Azione Quaresimale e dalle organizzazioni partner di progetto alla conferenza sul clima COP26 in corso a Glasgow. Tutte e tutti noi abbiamo bisogno di energia nella nostra vita quotidiana, così come le comunità indigene nelle zone rurali del Brasile e della Colombia ne necessitano per conservare il pesce pescato o per far funzionare le pompe d’acqua per irrigare i campi. Per limitare il riscaldamento globale dovrebbero essere energie rinnovabili, anche se non tutti i progetti in questo ambito ne sono un buon esempio. Quattro donne indigene hanno fornito la loro testimonianza durante l’evento.

Voci dalla Colombia e dal Brasile

Juma Xipaia e Alessandra Korap Munduruku, rispettivi leader indigeni dei popoli Xipaya e Munduruku, hanno raccontato in modo impressionante come la costruzione della diga di Belo Monte in Brasile abbia cambiato la vita delle loro comunità, portando anche violenza e corruzione nella regione. Le due donne hanno inoltre mostrato molto chiaramente come le grandi, ma anche le piccole centrali idroelettriche possano costituire una minaccia per i mezzi di sussistenza se non vengono pianificate in modo sostenibile, perché possono interrompere la migrazione dei pesci. Nel bacino di Juruena, per esempio, sono previste 160 centrali idroelettriche medie e piccole.

Purtroppo, non posso più immaginare il mio mondo senza la diga di Belo Monte. Gli impatti negativi non sono solo ambientali, ma anche sociali, culturali e spirituali e stanno cambiando la nostra vita, le nostre storie e la nostra spiritualità.                                                                                                                                                        Juma Xipaia, del popolo Xipaia, Brasile

Ati Gunnawi, della comunità indigena di Arhuaca nel nord della Colombia, ha spiegato come la sua comunità abbia ripetutamente dovuto opporsi alla costruzione di dighe sul fiume Don Diego. Ha anche mostrato come le comunità abbiano cercato alternative per i loro bisogni e di come abbiano deciso di installare pannelli solari per soddisfare il fabbisogno energetico di una scuola.

Questa è una buona opportunità per rafforzare le reti e per utilizzare l’energia solare. I progetti vengono realizzati in collaborazione con le comunità che lo desiderano.                                                                         Ati Gunnawi Viviam, della comunità Arhuaca, Colombia

Un’altra possibilità è stata descritta da Sineia Bezerra do Vale, che con la sua comunità del popolo Wapichana a Roraima (Brasile) si affida al sole e al vento per la produzione di energia. La comunità ha deciso di utilizzare i forti venti della loro zona per produrre elettricità grazie alle turbine eoliche. Attualmente si stanno installando altri pannelli solari. Così facendo, si è potuto ridurre la dipendenza dai generatori diesel.

La protezione delle foreste vergini è essenziale per la giustizia climatica

Alla COP26, le quattro donne stanno dando voce alle preoccupazioni delle loro comunità, fornendo nel contempo possibili soluzioni concrete. L’impegno per i diritti e i bisogni delle popolazioni indigene contribuisce direttamente alla protezione delle foreste vergini e della biodiversità ed è essenziale per la giustizia climatica. La lotta contro il riscaldamento globale è urgente e deve accelerare, anche perché, nel contempo, dovrebbe servire anche a preservare e migliorare i mezzi di sussistenza delle comunità rurali e indigene di tutto il mondo.

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