In Sudafrica le lavoratrici e i lavoratori del settore agricolo vivono e svolgono attività produttive in condizioni deplorevoli. Intervenendo sulle cause dello sfruttamento della manodopera il progetto intende migliorare le condizioni di vita e di lavoro di circa 7'000 persone nella provincia Western Cape.
Azione Quaresimale sostiene questo progetto per migliorare le condizioni di vita delle persone impiegate nel settore agricolo in quattro distretti municipali della provincia Western Cape: Langenberg, Overberg, Theewaterskloof e Kannaland. In particolare, il progetto prevede di coinvolgere 7’000 persone che lavorano nelle piantagioni da frutta e nei vigneti: impiegati di aziende agricole, braccianti a giornata, stagionali.
L’ong partner per questo progetto è The Trust for Community Outreach and Education (TCOE). Dal 1983 agisce capillarmente per aiutare persone licenziate e sfrattate o che hanno subito altre ingiustizie e trattamenti scorretti. Inoltre facilita la creazione di unioni sindacali per promuovere, difendere e rivendicare a livello nazionale i diritti fondamentali.
Ecco che cosa possiamo fare anche grazie al suo aiuto:
- facilitare l’accesso a piccoli appezzamenti di terra coltivabile per uso personale,
- far rispettare ai datori di lavoro l’obbligo di pagare salari minimi e di garantire condizioni di lavoro sicure;
- permettere a chi vuole di aderire alle unioni sindacali senza subire ritorsioni;
- realizzare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle ingiustizie nel settore agricolo sudafricano.
La legge messa in secondo piano dal potere del più forte
Il settore agricolo è una delle più importanti fonti di occupazione e di reddito per le fasce più povere della popolazione in Sudafrica, ma le condizioni di lavoro in questo settore sono precarie per non dire disumane. La situazione nella provincia di Western Cape nel sud est del paese, caratterizzata dalla coltivazione della vite e della frutta, non è diversa. I braccianti abitano con la loro famiglia in baracche all’interno delle aziende agricole e sono abbandonati alla mercé dei proprietari terrieri. Vivono isolati da tutto, lontani dalle infrastrutture sanitarie, dalle scuole e dai negozi. Devono quindi acquistare il cibo a prezzi esosi negli spacci aziendali e quando non possono pagare sono costretti a contrarre debiti.
I proprietari delle aziende impediscono ai braccianti di organizzarsi in sindacati, nonostante la legge lo permetta dal 1993. Quelli che riescono a farlo sono considerati dal governo e dalle aziende una minaccia al mantenimento dello status quo e non di rado sono criminalizzati. La situazione precaria di queste persone sta ulteriormente peggiorando da quando gli impieghi sono gestiti da ditte di subappalto di manodopera. Tra di loro si fanno concorrenza e giocano al ribasso sui compensi che assegnano a chi trova lavoro per loro tramite. L’abbondanza di manodopera che proviene dai paesi limitrofi fomenta questa pratica. La manodopera stagionale è prevalentemente femminile e spesso esposta alla triste realtà delle molestie sessuali. La legge sul lavoro prevede una buona protezione per lavoratrice e lavoratori, ma molto spesso non viene rispettata, anche perché il governo non ha abbastanza impiegati per poterne controllare la corretta implementazione.