Una persona su dieci sul nostro pianeta non ha cibo a sufficienza. Perché una cifra così alta?
I motivi che causano la fame sono diversi in ogni regione. Tuttavia, i cambiamenti climatici stanno influenzando l’agricoltura in tutto il mondo, riducendo i raccolti. A ciò si aggiungono spesso fattori politici ed economici. Non tutti possono permettersi di acquistare cibo sano e di buona qualità in quantità sufficiente. In molte regioni, il prezzo dei cereali e di altri prodotti alimentari è salito alle stelle, mentre è aumentato anche il costo della benzina e dell’energia. Per non parlare dell’inflazione, che nei Paesi in cui Azione Quaresimale opera è molto più alta che in Svizzera. In un simile contesto, le popolazioni più disagiate non riescono a soddisfare i propri bisogni.
«La situazione della fame in molti Paesi è ancora molto preoccupante»
Stando alle cifre, rispetto all’anno scorso sono quasi 100 milioni di persone in meno a soffrire la fame, per un totale di circa 700 milioni. È forse un segnale di miglioramento della situazione?
Non proprio, perché la situazione rimane drammatica. Mentre la fame è diminuita gradualmente dal 2000, dal 2015 abbiamo assistito a una stagnazione dei progressi e persino a un ulteriore peggioramento della fame durante la pandemia Covid-19. Ci sono stati alcuni successi, ma la situazione della fame in molti Paesi è ancora molto preoccupante e nessuno è immune. La fame può avere ripercussioni per tutta la vita, in particolare sullo sviluppo dei bambini. Ma non solo: le donne sono particolarmente colpite, perché spesso sono loro a privarsene quando il cibo scarseggia.
È davvero possibile produrre cibo a sufficienza per tutto il mondo?
Sì, in realtà c’è abbastanza cibo per tutti, ma è soprattutto la distribuzione a essere iniqua, sia tra il Sud e il Nord che all’interno dei Paesi stessi. A questo si aggiunge un’enorme quantità di sprechi alimentari. La lotta alla fame è più che altro una questione etica. Dovremmo chiederci se la comunità internazionale è pronta a porre rimedio a questa situazione ingiusta.
Lei è anche responsabile del programma nazionale di Azione Quaresimale in Kenya. Qual è la situazione nel Paese?
Nel Kenya occidentale, gli agricoltori sono riusciti a raccogliere, ma è seguita una siccità. Nella seconda stagione di crescita è tornato a piovere. Tuttavia, le piogge sono state così violente da causare inondazioni in molte zone del Kenya, mentre in altre la gente sta ancora aspettando la pioggia. Nel sud-est del Paese, sono mancate ben cinque stagioni di piogge. Le contadine e i contadini non hanno sistemi di irrigazione e quindi vivono in balia della siccità. Allo stesso tempo, la povertà in Kenya sta peggiorando a causa dell’aumento globale dei prezzi.
«Un approccio importante è quello di incoraggiare la creazione di reti tra contadine e contadini»
Cosa sta facendo Azione Quaresimale per contrastare la fame in Kenya?
Diamo alle contadine e ai contadini i mezzi per creare sistemi alimentari locali e indipendenti, più resistenti alla siccità. Si tratta dell’agroecologia, un approccio che prevede l’introduzione di metodi di coltivazione adattati alle condizioni locali e rispettosi dell’ambiente. Un altro approccio importante è la creazione di reti tra contadine e contadini: li sosteniamo nella formazione di gruppi di solidarietà per aiutarsi a vicenda. Nei progetti di Azione Quaresimale in Kenya, abbiamo già 545 gruppi di solidarietà con un totale di oltre 10.000 membri, tre quarti dei quali sono donne. Grazie all’agroecologia, le famiglie contadine sono in grado di produrre cibo sano a sufficienza, rafforzando così la loro resistenza ai cambiamenti climatici, in particolare alla siccità.