Dichiarazione ONU sui diritti dei contadini

La Svizzera deve armonizzare politica estera e impegni internazionali

27.08.2020
Die Studie über die Rechte der Bäuerinnen und Bauern und die Schweizer Aussenpolitik wird vorgestellt.

Il paradosso è sorprendente: le contadine e i contadini, i principali produttori di cibo al mondo, sono i primi a soffrire la fame e la povertà estrema in molti Paesi. Consapevoli di questa situazione, nel 2018 le Nazioni Unite hanno adottato una Dichiarazione* per garantire i loro diritti. La Svizzera si è impegnata ad attuarla. Uno studio commissionato da diverse ONG svizzere mostra tuttavia che la politica estera elvetica lascia molto a desiderare in questo settore. Queste organizzazioni hanno presentato oggi i risultati dello studio agli uffici federali interessati.

L’agricoltura a conduzione familiare e le persone che lavorano nelle aree rurali sono i custodi della sicurezza alimentare globale, ma sono anche le principali vittime della fame e della povertà estrema. Le politiche agricole e commerciali di molti governi prestano poca attenzione ai diritti e alle esigenze delle contadine e dei contadini e si affidano alle multinazionali dell’agroalimentare per l’alimentazione.

La Confederazione ha svolto un ruolo chiave nei negoziati che hanno portato alla Dichiarazione sui diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nelle zone rurali del 2018, uno strumento internazionale che permette a questi ultimi di far valere e difendere i loro diritti. Lo studio dimostra tuttavia che la Confederazione deve migliorare la coerenza nei settori centrali della sua politica estera se vuole contribuire alla realizzazione dei diritti dei contadini in tutto il mondo.

 

La via intrapresa è giusta, ma resta ancora molto da fare

 Lo studio commissionato dalle organizzazioni Azione Quaresimale, CETIM, HEKS, FIAN Svizzera, Pane per tutti, SWISSAID e Uniterre analizza la politica estera svizzera nei settori del commercio, delle sementi, dei diritti fondiari e della cooperazione allo sviluppo alla luce della Dichiarazione dell’ONU. Dopo aver individuato le lacune, presenta un elenco di rivendicazioni.

Pur essendo una sostenitrice del libero scambio, la Svizzera adotta comunque alcune misure per proteggere la propria agricoltura. Questa politica orientata alla Svizzera è però dannosa per le famiglie contadine dei Paesi del Sud e va contro i loro diritti ai sensi della Dichiarazione dell’ONU. Essa priva innumerevoli persone dei loro diritti, fra gli altri quello alla terra, alla biodiversità e a un ambiente pulito e sano. Spetta quindi alla Svizzera effettuare un attento esame e determinare l’impatto degli accordi di libero scambio, già in vigore o in preparazione, sulle famiglie di agricoltori in Svizzera e nei Paesi firmatari.

Si tratta anche di prendere l’iniziativa di promuovere il diritto delle contadine e dei contadini a partecipare ai negoziati e di modificare di conseguenza le norme applicabili. Inoltre la Svizzera deve riconoscere chiaramente il diritto alle sementi e smettere di subordinare la firma di accordi di libero scambio all’emanazione di leggi severe sulla protezione delle varietà vegetali.

Le contadine e i contadini selezionano, utilizzano e riproducono le sementi da millenni, contribuendo così a preservare la biodiversità. Attraverso la sua politica di sviluppo, la Svizzera dovrebbe promuovere l’adozione di leggi che rispettino e rafforzino i sistemi locali di sementi tradizionali.

Le ONG hanno presentato i risultati dello studio in occasione dell’incontro odierno con gli uffici federali, tra cui il Dipartimento federale degli affari esteri e l’Istituto federale della proprietà intellettuale. Hanno accolto con favore l’apertura da parte dei politici e si augurano di poter instaurare un dialogo costruttivo.

 

*Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nelle aree rurali.

Qui può leggere il nuovo studio sull’attuazione della Dichiarazione ONU da parte della Svizzera: 

Ulteriori informazioni: 

Raffaele Morgantini, responsabile del Programma diritti umani presso CETIM, mail, 022 731 59 63, 079 660 65 14

 

 

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