
Gli abitanti del villaggio di Lokolo mostrano con orgoglio i loro certificati di alfabetizzazione in occasione della Giornata internazionale della donna.
Azione Quaresimale è presente già dal 1962 nella Repubblica Democratica del Congo, fino al 1997 denominata Zaire. Attualmente sosteniamo sul posto 13 organizzazioni partner che contribuiscono a superare la fame e la povertà, a favorire un’alimentazione sana e l’alfabetizzazione, a ridurre l’indebitamento, a promuovere l’estrazione responsabile delle materie prime e a migliorare la parità di genere.
Nel 2023 quasi 13’000 persone hanno potuto accedere a cibo più abbondante e sano, di cui il 55 per cento donne, la cui posizione all’interno della società fa progressi sensibili. Nel Paese ci sono 649 gruppi di solidarietà che concedono piccoli prestiti quasi a interessi zero e che gestiscono insieme campi e laghi per la pesca. Inoltre l’anno scorso sono stati firmati numerosi accordi con aziende per investire contributi finanziari provenienti dai ricavi dell’attività mineraria in progetti sociali per la comunità.
Gli spostamenti nel Paese sono limitati
Sebbene non abbiamo in corso progetti nella parte orientale del Paese, contesa tra diverse fazioni, la situazione instabile e imprevedibile della regione influisce anche sul nostro lavoro. «Tutti in Congo seguono con apprensione le violenze perpetrate ad est che sono fonte di traumi e stress psicologico», spiega Germain Nyembo, coordinatore di Azione Quaresimale nella RD del Congo. «Così come un infortunio al braccio inficia il benessere di tutto il corpo.»
In più negli ultimi anni anche altre regioni del Paese sono diventate meno sicure. «Gli scontri tra le milizie Mobondo e le Forze armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) nelle province Mai-Ndombe e Kwango ad ovest restringono il nostro raggio di movimento», spiega Germain. Questi conflitti hanno infatti provocato afflussi di rifugiati nelle regioni vicine, soprattutto nella provincia di Kwilu e Kinshasa. «L’anno scorso per problemi di sicurezza abbiamo dovuto più volte rimandare o sospendere le missioni di consulenza ai nostri partner nel Kwilu.» Ancora oggi su alcune tratte possono verificarsi incidenti. «A causa di attacchi sporadici è meglio evitare in particolare di viaggiare di notte.»

Germain Nyembo riferisce che molte persone nella RDC temono che i conflitti e gli scontri si estendano ad altre regioni del Paese.
Panico e disturbi del sonno
Ci sono anche altri effetti pratici sulla vita delle persone: i pagamenti ai dipendenti statali ritardano perché il governo deve sostenere spese impreviste legate ai conflitti. La libertà di movimento degli uomini di affari e dei consumatori è limitata. A questa situazione si aggiunge la svalutazione della moneta congolese che ha fatto lievitare i prezzi di carburante, prodotti alimentari e abbigliamento.
Il perdurare della crisi causa un clima di enorme incertezza, anche per i progetti di Azione Quaresimale. «Viviamo in un’estrema incertezza, non sappiamo cosa accadrà domani», dichiara Germain. «Molte persone lamentano disturbi del sonno e temono che i conflitti si estendano anche ad altre regioni.» Anche i capiprogetto subiscono un forte stress psicologico che sottrae loro forza ed energia da impiegare nel loro lavoro come in tempi di stabilità.
Abbandonare il Paese è l’ultima ratio
Per il lavoro di tutti i giorni adottiamo misure di sicurezza concrete, ad esempio gli itinerari di viaggio vengono tenuti segreti o modificati all’ultimo momento e a volte delle visite vengono del tutto annullate. Nelle regioni in cui si registrano sviluppi problematici, i partner in loco si preoccupano di coltivare relazioni particolarmente buone con le autorità. «Più il nostro lavoro è accettato, più possiamo lavorare in sicurezza», spiega Germain.
Ci sono anche altre misure da prendere in considerazione se la situazione dovesse degenerare. «Ad esempio viaggiare con personale di sicurezza armato oppure valutare il ritiro da alcune zone se diventano troppo pericolose.» Tuttavia questa sarebbe l’estrema ratio e finora questa misura non è stata ancora necessaria. «Non ci resta che monitorare costantemente la situazione, in particolare prima di viaggiare in aree potenzialmente pericolose.»